Pittore, illustratore, editore e fumettista, nasce nel 1981 a Piacenza dove tuttora vive e ha il suo studio. Si forma all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e dal 2006 espone in gallerie private e spazi pubblici.
“Per lavorare alle tre scene mariane commissionate ho cercato stimoli non solo nelle scritture e nelle opere che nei secoli le hanno rappresentate, ma anche nel contesto in cui andranno a inserirsi; ho voluto affrontare questa sfida come un architetto che, per fare un buon lavoro, non si concentra solo sull’edificio che progetta, ma anche sul contesto in cui quest’ultimo andrà ad inserirsi, sull’impatto che avrà nella vita delle persone che lo andranno a popolare o anche solo che vi passeranno davanti.
È stata, in questo senso, molto utile la visita svolta la scorsa estate: vedere dal vivo la chiesa in cui l’opera andrà collocata, il contesto in cui è inserita e conoscere la comunità che la popola mi ha offerto molti stimoli.
Fin da subito mi è stato chiaro che il paesaggio in cui sono ambientate le tre scene avrebbe dovuto essere quello di Archi: non solo per la sua bellezza, ma anche perché avrebbe aiutato la comunità a sentirsi più vicina, a immedesimarsi. Ho inserito, così, non solo le colline e le piante che ho trovato camminando sino alla chiesetta di Sant’Antonio Abate, ma mi sono anche rifatto al colore della terra e alla struttura delle sue vecchie case in sasso per creare quella di Maria.
Nell’Annunciazione, la Vergine riceve la visita dall’arcangelo Gabriele mentre sta leggendo il libro di preghiere. Io ho scelto di eliminare la figura di Gabriele per concentrarmi su Maria: il cambiamento in lei è già avvenuto, o sta per ricevere il messaggio? Il fatto che ciò non sia palesato credo aiuti a porsi delle domande. Mi sembra un ottimo inizio per sottolineare che il cambiamento sia una scelta individuale e non sia imposto dal destino, così come abbracciare la fede parta da ognuno di noi.
Una palma separa la prima scena dalla seconda e non fa capire, ad un primo sguardo, se la casa sia la stessa o meno. Nella seconda scena il tema centrale è quello dell’incontro: le pose delle figure e la porta socchiusa ne sottolineano il dinamismo.
Un altro albero separa la seconda scena dalla terza e, insieme a quello in fondo a destra, crea un effetto di “sipario” che si apre sul paesaggio, donando profondità e centralità alla figura di Maria. Le agavi in basso aiutano da un lato ad aumentare il realismo dell’insieme, dall’altro accompagnano l’occhio a riprendere la visione del racconto, facendolo tornare poi alla seconda scena.
Se l’impostazione generale, con la sua scansione di tre scene in un’immagine, è un omaggio al Masaccio della Cappella Brancacci, i riferimenti sono numerosi: Van Eyck, Durer, Silvestro Lega, Botticelli, ma anche Pasolini e Paul Strand. L’idea è quella di seguire il solco della tradizione senza rinunciare ad un approccio più moderno. In questo senso, ad esempio, gli abiti si allontanano dal gusto gotico/rinascimentale, mantenendo però una verosimiglianza con il racconto.
Qualora venga scelta la mia proposta, realizzerò il dipinto ad olio su supporti che ne favoriscano la conservazione nel tempo” (Piacenza, 5 febbraio 2025)
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